La Storia di Giorgia

Buongiorno ho scoperto casualmente la vostra pagina Facebook.
Eccomi qua con le mie ansie, le mie paure, fondamentalmente con le mie scelte.
Ho una relazione con un uomo da poco “uscito” da casa, non certo per la nostra relazione, aveva da tempo già deciso di andare via.
Questo non toglie che io sia diventata l’altra” la strega cattiva, lettera scarlatta, poco morale perché ha allontanato lui dalla famiglia causando dolore al figlio.

L’altra che paradossalmente trova più solidarietà nel genere maschile piuttosto che in quello femminile, che vive questa scelta più come rinuncia che come inizio, sebbene consapevole che ogni scelta comporta una rinuncia.
Io che ho voluto la trasparenza di questa relazione mi trovo ora sola in una prigione dove vengo accusata di egoismo e scarsa moralità dove ogni gesto della ex e’ causa mia … dopo tutto il silenzio avrebbe tutelato tutti e tutto.
Io sono diventata il motivo per cui lui ha fatto questa scelta (cosa assolutamente non vera) io a detta della ex carnefice che ha reso lei vittima
Ora mi chiedo quanto la parola amore potrà sopravvivere a tutto questo è fondamentale perché per essere felici bisogna fare un calvario?
Lo amo e anche tanto ma vedere tanta sofferenza da parte sua mi rende infelice perché mi rendo conto che per tutelare il figlio vorrebbe non far suscitare rabbia nella ex ma questo significa in parte togliere a me.
Ma dove sbaglio? Sono davvero una donna egoista?
Grazie.
 
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One comment

  • Un egoista è chi pensa e si occupa solo di se stesso, non chi si occupa anche di sé oltre che delle persone che ha attorno.
    Partendo da questo presupposto, credo che la lettera di Giorgia apra ad una questione fondamentale nella vita di tutti noi: quella del desiderio e delle scelte.
    Eh già perché le decisioni che la lettrice di Amaresano racconta di aver preso, nascono da un desiderio e da un sentimento: quello per un uomo che, all’epoca dell’innamoramento, era impegnato in una relazione.
    Forse qualcuno potrebbe obiettare che tali rapporti sono pericolosi o rischiosi a priori. Tuttavia i sentimenti, in quanto tali, non sono né giusti né sbagliati, né buoni né cattivi: si sentono, emergono e ce ne dobbiamo occupare.
    E i desideri spesso si accompagnano alla paura: quella di non riuscire a realizzare ciò che si vuole.
    Ma altresì, una volta che si sia raggiunto il proprio obiettivo, può nascere il timore che questo non sia duraturo, che si tratti solo di una rapida illusione, che tutto possa andare in fumo prima o poi. E questo genera ansia.
    Chissà che, scavando fra i nostri ricordi, non possano magari emergere episodi del passato in cui abbiamo vissuto delusioni cocenti, in cui ci siamo sentiti un po’ fregati o in cui la situazione ci è sfuggita di mano. A volte tali esperienze possono far capolino anche in maniera non del tutto consapevole se non ci pensiamo e possono inquinare le situazioni attuali che stiamo vivendo.
    Inoltre può capitare che quando si raggiunge ciò che tanto si è desiderato, faccia visita un altro sgradito ospite: il senso di colpa e la conseguente domanda, come nella lettera di Giorgia, se ciò che si è ottenuto ce lo si meriti e se sia stato giusto ottenerlo.
    Mi viene da dire che in una relazione le cose si fanno in due e che lo stare in coppia è l’unione di due individualità: tale unione provoca il mettere insieme le ragioni, le spinte e i bisogni dell’uno e dell’altro e quindi invece che parlare di colpe, potrebbe essere più proficuo discutere delle concause che hanno portato alla situazione che Giorgia sta descrivendo.
    Vi è poi da considerare che una separazione è un momento estremamente delicato perché è ricco di emozioni forti, a volte anche in contrasto fra di loro. Perciò è del tutto fisiologico che vi sia un periodo di totale caos fra i partner che si stanno separando, a maggior ragione se c’è un figlio di mezzo. E che tale caos coinvolga anche la coppia nascente, che si trova a creare un nuovo equilibrio: nuovi modi di vivere e di stare insieme. Si tratta di voltare una pagina, quella che racconta ciò che finora è stato, per scriverne una al momento ancora bianca, quella di una nuova vita a 2 (e poi a 3) insieme. La vita degli amanti è infatti molto diversa da quella dei partner ufficiali: d’ora in poi, un po’ per volta, si potrà uscire insieme, vedere gli amici insieme, fare la spesa insieme e magari chissà crearsi un nido proprio o sistemare uno dei due presenti per accogliere l’altro.
    Oltre a tutto questo un pensiero importante è quello del figlio, che Giorgia nomina più volte.
    Non so quanti anni abbia, ma che sia piccino o grandicello una cosa di certo non cambia: per ogni figlio è importante percepire che se anche i suoi genitori si separano, padre e madre continueranno ad esserci per lui. E questa rassicurazione non la si ottiene tanto con le parole quanto con i fatti: quel figlio dovrà quindi provare che se anche il padre non abiterà più con lui, egli potrà però continuare a contare su di lui. Dovrà provare che se la madre è arrabbiata, questo non toglierà l’amore e l’attenzione che ella prova per lui. Per fare esperienza di questo ci vuole un po’ di tempo, soprattutto in questa fase iniziale di separazione dove sembrerebbe che la madre e il padre in questione litighino fra di loro.
    Credo che Giorgia possa aiutare il suo compagno a prendere coscienza di tutto questo caos in atto fuori e dentro di lui, poiché è possibile che egli in questo momento sia sopraffatto sia dalle emozioni sia dagli eventi e che, a proposito di colpa, egli si senta manchevole nei confronti del figlio. Tutto questo può spaventarlo e condurlo anche a trovare una causa all’esterno e cioè, ahimè, in Giorgia.

    Credo infine che Giorgia possa e forse debba chiedersi innanzitutto se sia convinta della sua scelta, cioè di intraprendere una relazione con quest’uomo. Se la risposta è sì, allora Giorgia ha il diritto di amare e può iniziare a sgombrare il suo campo emotivo dalle responsabilità che gli altri (la ex moglie e il compagno stesso) sembrano affibbiarle, così da avere chiaro dentro di lei le motivazioni che l’hanno condotta su quella strada e poter continuare a percorrerla nella maniera più serena e coerente possibile, sentendo di avere radici solide che affondano nel terreno della sua scelta e del suo desiderio.

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